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Due chiacchiere con Paolo Tofoli

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Nel suo ruolo, il palleggiatore, ha avuto pochi eguali nella sua carriera. Paolo Tofoli, perno della cosiddetta Generazione di Fenomeni che ha segnato l’Italia pallavolistica negli anni 90, ha vinto da protagonista due Campionati Mondiali di Pallavolo (Rio de Janeiro 1990 e Atene 1994) e quattro Europei di Pallavolo (Svezia 1989, Finlandia 1993, Grecia 1995 e Austria 1999) senza considerare due argenti e un bronzo alle Olimpiadi e un argento sempre agli Europei.

Da ormai due anni, complice l’amicizia con Andrea Lucchetta con cui ha condiviso tante vittorie riportate poco sopra, ha un ruolo fondamentale al Lucky Summer Camp.

Tu e Lucky, perdonaci, ma siete i veterani fra i coach del Camp e assieme ne avrete sicuramente passate di ogni. Ci racconti un bel ricordo o aneddoto che hai piacere di condividere con noi.

“La prima volta che Lucky si tagliò i capelli così, fu tra un ritiro e l’altro. Tornò da Modena e naturalmente ci mettemmo tutti a ridere e a dire “Ma che cos’hai fatto?”. È da quel giorno, dal ’90 che ha i capelli così. Metteva quintali di gel solo che quando si allenava, mattina e pomeriggio non metteva il gel e aveva i capelli che andavano giù a ciuffo tipo riporto e faceva ridere.

Un altro aneddoto riguarda una volta che eravamo in Brasile. In un albergo con piscina, fra tuffi e varie Velasco si butta dal trampolino, Lucky gli va dietro e mentre Velasco si stava lanciando e gli tira giù i pantaloncini per poi buttarsi in acqua,. Naturalmente con tutti sott’acqua Velasco non riuscì a capire chi fosse stato”

Non tutti gli allenatori riescono bene con i giovani e gli atleti evoluti. Quali sono le principali differenze fra i due mondi che hai riscontrato qui al camp?

Ci sono allenatori che sono più abituati con i giovani e altri più d’alto livello quindi ci sono impostazioni diverse per gli esercizi. Ovviamente con i giovani bisogna insegnare di più la tecnica, l’ABC fondamentale che purtroppo delle volte si dimentica per cui trovi giocatori evoluti che giocano ad “alto livello” ma non sanno fare un bagher, un’alzata e che tecnicamente sono scarsi. Quindi è importante il lavoro giovanile, gli allenatori bravi sono quelli che insegnano proprio la tecnica. Anch’io questi camp “sto imparando” tanti esercizi che poi riporto nei miei allenamenti.

All’interno della Spike Academy ti stai occupando in particolar modo dei palleggiatori.
Cosa ti ha colpito di questa nuova generazione di sportivi e quali sono i difetti più comuni che hai riscontrato e su cui stai lavorando? 

Per quanto riguarda il mio ruolo nell’Academy con i palleggiatori noto, tra i difetti, che non vanno bene sotto la palla con i piedi: un palleggiatore deve essere velocissimo con i piedi, andare bene sotto la palla e avere le mani sulla fronte per non palleggiare fuori dal corpo.

Poi c’è chi è più bravino e chi lo è un po’ meno, chi è più impostato, chi “ha” le mani e chi no, chi ha il tocco felpato. Sto vedendo un po’ di tutto. L’importante è dare l’input ai ragazzi che poi lo riporteranno nelle proprie società, nelle proprie città dove vivono. Si cerca di lasciargli qualcosa, certo in una settimana non è che si possano fare magie però si cerca di dare delle pillole di pallavolo e di tecnica che spero possano servire.

Tre elementi che secondo te rendono speciale il Lucky Summer Camp e gli che gli permettono di raggiungere una % di ritorno che sfiora il 70%.

Il Lucky Summer Camp è speciale, si sta facendo un buon lavoro, non solo perché ci sono dei bravi istruttori che, non dimentichiamolo, devono essere anche dei bravi educatori. Alla base servono disciplina e rispetto poi ovviamente i ragazzi devono divertirsi nella pratica e non solo.
Secondo me il Lucky Summer Camp è altamente professionale, si è cominciata la specializzazione nei vari ruoli per cui siamo ad uno step più elevato; facendo allenamenti specifici per ruolo e riportarli tutti insieme nel campo da gioco alza il livello, sperando che rimanga qualcosa all’interno di ogni ragazzo grazie ai consigli tecnici dati in precedenza.
La specializzazione ci può differenziare da altri camp che ci sono in giro e secondo me siamo sulla via giusta e i feedback che riceviamo ne sono testimonianza. Ciò nonostante i ragazzi, di base, si devono divertire quindi bisogna sempre dosare gli allenamenti duri perché per loro questa è quasi una vacanza, fanno allenamento con il sorriso.